Il primo birrificio di cui vi voglio parlare è quello della famiglia Gilmozzi che si trova a Daiano, piccolo paesino situato nella Valle di Fiemme, dove mi sono recata a conoscere di persona Stefano, il proprietario e Michele, suo figlio, che dal 1999 coltivano la passione per la fabbricazione di birra Artigianale.
Il luogo è spettacolare; si sono stabiliti dentro la ex colonia di Daiano, dove c’è una vista mozzafiato con un paesaggio unico.
Stefano mi inizia a raccontare di come è cominciato il tutto, da dove è nata la sua passione, quali sono i suoi valori e che progetti conserva per il futuro.
L’idea di creare della buona birra artigianale trentina è nata mentre stava lavorando presso il suo Ristorante, quando si è reso conto che le birre che offriva alla sua clientela non lo soddisfavano, poiché nessuna di quelle sul mercato rappresentava l’unicità e tradizione del territorio.
Venendo a conoscenza, tramite alcune fotografie antiche, di un birrificio dismesso a Predazzo (Tn) ed uno a Fontane Fredde (Bz), decide di provare a studiare il mestiere, con l’aiuto indispensabile di mastri birrai esperti.
Qualche anno dopo, tempo di apprendere il mestiere, Stefano decide di iniziare l’avventura di auto-prodursi le sue prime birre, partendo da tre tipologie: una bionda Helles, una rossa ed una Waizen, realizzando successivamente due birre “speciali”.
Mi racconta di quante volte abbiano dovuto cambiare la ricetta per poter raggiungere un’ equilibrio fra tutti i componenti, e di come negli anni, abbiano capito l’importanza dell’autoproduzione degli ingredienti per la loro birra: l’orzo viene coltivato nei loro campi di Verona dal 2010, Il luppolo ( 4 tipologie su 7) viene coltivato da loro dal 2012 e l’acqua, l’ingrediente base, viene fatta arrivare tramite speciali tubature, direttamente dalla fonte di montagna.
La Famiglia Gilmozzi ci tiene a fare le cose fatte bene; le birre da loro prodotte, mi raccontano, non contengono coloranti o conservanti, non sono né filtrate, né pastorizzate, scelta lucida che hanno preso per cercare di mantenere inalterati il gusto e le proprietà delle loro birre nonostante la pastorizzazione e la filtratura permetterebbero al prodotto di conservarsi più a lungo.
Per il futuro, puntano alla piena indipendenza nella produzione degli ingredienti e alla possibilità di allargarsi producendo così un maggior quantitativo di birra.
L’aspirazione massima di Stefano però è quella di poter aprire in futuro, con il supporto dei figli, un piccolo spaccio dove le persone possano fermarsi a degustare la loro birra, accompagnata da altri prodotti tipici trentini.